Castello di Rivoli |
Domenica 30 Gennaio 2011
Da tempo sognavo un reportage fotografico sotto la neve con soggetto tematico diverso dal mio solito cliché .Niente montagne ma chiese e castelli della Val Susa ricoperti di candida neve. Oggi è un’occasione unica, non dico irripetibile ma certo occorre tenere ben presente che le copiose nevicate non si ripetono frequentemente, poi quando il tempo è favorevole il mio raggio di azione si sposta verso l’alto. Alle 9,30 lascio la mia abitazione è mi dirigo sulla collina di Rivoli a fotografare il Castello, cosa che udite udite non avevo mai fatto in vita mia.
La costruzione del castello risale, con ogni probabilità, al X sec ma la sua esistenza è attestata la prima volta nel 1159, in un diploma con il quale l'imperatore Federico I Barbarossa cedeva i territori rivolesi, castello compreso, ai vescovi di Torino Primo Savoia che ufficialmente entrò nella storia di Rivoli fu Amedeo IV. Nel 1330 Amedeo VI, detto "il Conte Verde" per il colore del mantello e della bardatura che utilizzava durante i tornei, spostò al Castello il Consiglio dei Principi, massimo organo amministrativo del contado.Dopo un periodo di declino, con il trattato di Cateau-Cambrésis del 1559 venne stabilito che il duca Emanuele Filiberto non potesse stabilirsi nella città di Torino, finché non avesse avuto un erede maschio e il duca fissò la sua residenza al Castello di Rivoli, il quale venne restaurato e modificato dall'architetto Ascanio Vittozzi. Il 12 gennaio 1562 nacque il tanto atteso erede, Carlo Emanuele I ed Emanuele Filiberto tornò a stabilirsi in Torino, novella capitale del ducato sabaudo.Qui in Rivoli Vittorio Amedeo II visse la sua pazzia all'interno del Castello: pur avendo abdicato in favore del figlio, non ne volle sapere di lasciare perdere gli affari del suo regno e cercò di spodestare Carlo Emanuele III, il quale, di concerto con un suo ministro decise di rinchiudere il padre nella residenza rivolese.
Per l'occasione l'edificio venne nuovamente modificato: vennero messe grate alle finestre e venne chiuso l'accesso alla Manica Lunga Oggi dopo essere diventato proprietà del comune e ristrutturato ospita un prestigioso Museo di arte contemporanea
La costruzione del castello risale, con ogni probabilità, al X sec ma la sua esistenza è attestata la prima volta nel 1159, in un diploma con il quale l'imperatore Federico I Barbarossa cedeva i territori rivolesi, castello compreso, ai vescovi di Torino Primo Savoia che ufficialmente entrò nella storia di Rivoli fu Amedeo IV. Nel 1330 Amedeo VI, detto "il Conte Verde" per il colore del mantello e della bardatura che utilizzava durante i tornei, spostò al Castello il Consiglio dei Principi, massimo organo amministrativo del contado.Dopo un periodo di declino, con il trattato di Cateau-Cambrésis del 1559 venne stabilito che il duca Emanuele Filiberto non potesse stabilirsi nella città di Torino, finché non avesse avuto un erede maschio e il duca fissò la sua residenza al Castello di Rivoli, il quale venne restaurato e modificato dall'architetto Ascanio Vittozzi. Il 12 gennaio 1562 nacque il tanto atteso erede, Carlo Emanuele I ed Emanuele Filiberto tornò a stabilirsi in Torino, novella capitale del ducato sabaudo.Qui in Rivoli Vittorio Amedeo II visse la sua pazzia all'interno del Castello: pur avendo abdicato in favore del figlio, non ne volle sapere di lasciare perdere gli affari del suo regno e cercò di spodestare Carlo Emanuele III, il quale, di concerto con un suo ministro decise di rinchiudere il padre nella residenza rivolese.
Per l'occasione l'edificio venne nuovamente modificato: vennero messe grate alle finestre e venne chiuso l'accesso alla Manica Lunga Oggi dopo essere diventato proprietà del comune e ristrutturato ospita un prestigioso Museo di arte contemporanea
Precettoria di S.Antonio di Ranverso |
Dopo aver scattato alcune foto al castello mi dirigo verso Rosta, sotto una fitta nevicata con poche auto in circolazione conseguenza del blocco del traffico e degli ipermercati chiusi.In 15 minuti raggiungo il posteggio antistante la Precettoria di S.Antonino di Ranverso; anche qui tanto per cambiare non ho mai fatto foto invernali malgrado sia passato davanti centinaia di volte. Trattasi di un assieme di edifici composto dalla chiesa del XII secolo e il vicino ospedaletto che ospitava infermi , affetti da peste, e dal fuoco di S.Antonio All’interno della chiesa un pentittico del pittore Defendente Ferrari,e affreschi di Giacomo Jaquerio.
Chiesa S.Vincenzo e Anastasio
I primi documenti in cui è citato il Castello risalgono al 1287 e lo descrivono come formato da tre edifici distinti, ognuno abitato da una diversa famiglia feudale, titolare di un terzo del feudo. Nel XIV secolo i Savoia affidano il complesso alla famiglia Provana, che lo ristruttura trasformandolo da costruzione difensiva a dimora signorile in stile gotico. Alla famiglia Provana è da attribuirsi anche la costruzione della torre tonda e merlata, nella cui parte terminale erano situati 15 bacini ornamentali (oggi ne rimangono solo più 8).
Nel XVII secolo il Castello è stato nuovamente oggetto di modifiche, che gli hanno dato la sua forma attuale, e in parte è stato anche danneggiato da un incendio durante la Campagna del maresciallo Catinat per la presa di Avigliana (1691). Poco lontano la chiesa parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio che risale al XII secolo, ma nel corso degli anni ha subito numerosi rifacimenti, come si può dedurre da alcune date leggibili in varie parti dell'edificio.
Lo stesso campanile è stato più volte ritoccato, tanto che dalle forme ancora in stile gotico delle parti basse si passa alla cella campanaria, che porta la data del 1872. Potrei a questo punto dirigermi verso Rivoli, ma decido per una variante attraverso Trana e Villarbasse, siti più pertinenti alla Val Sangone che non la Val Susa per cui la documentazione fotografica a cronaca verranno inseriti nell’area geografica specifica nel prossimo post.Certo per i più oggi è stata una giornata con tempo inclemente,per il sottoscritto invece un'altra "splendida giornata".
Nel XVII secolo il Castello è stato nuovamente oggetto di modifiche, che gli hanno dato la sua forma attuale, e in parte è stato anche danneggiato da un incendio durante la Campagna del maresciallo Catinat per la presa di Avigliana (1691). Poco lontano la chiesa parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio che risale al XII secolo, ma nel corso degli anni ha subito numerosi rifacimenti, come si può dedurre da alcune date leggibili in varie parti dell'edificio.
Lo stesso campanile è stato più volte ritoccato, tanto che dalle forme ancora in stile gotico delle parti basse si passa alla cella campanaria, che porta la data del 1872. Potrei a questo punto dirigermi verso Rivoli, ma decido per una variante attraverso Trana e Villarbasse, siti più pertinenti alla Val Sangone che non la Val Susa per cui la documentazione fotografica a cronaca verranno inseriti nell’area geografica specifica nel prossimo post.Certo per i più oggi è stata una giornata con tempo inclemente,per il sottoscritto invece un'altra "splendida giornata".
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